sabato 21 febbraio 2015

Mirtilla ha detto "zerospaccato"

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Ho appena finito di sistemare le piantine aromatiche sul davanzale della mia finestra.

Entra la luce di cui abbiamo bisogno, entrambe. Io e le piantine. E poi mi accorgo che quella stessa luce illumina tutti i primi libri dello scaffale in alto a sinistra, quello "riservato", come le poltrone in prima fila al cinema o a teatro. Il mio posto riservato, in realtà, è riservato sempre alla stessa "guest star" da un milione di dollari, che dico dollari, sterline!

J.K. Rowling, la mia Regina.

Strano però che io stia parlando in prima persona. Di solito evito di espormi così tanto e preferisco che a parlare sia una voce fuori campo che non appartenga a nessuno, e che parli di me, per me. Soprattutto ora.

Sapete, Mr. Zampesecche se n'è andato qualche giorno fa, ha detto che non può più convivere con una donna che fa per tre. Ha detto che non riesce a comprendere la mia vita, come io abbia deciso di riempirla e abbelirla a mio gusto. Eppure Mr. Zampesecche è sempre stato a modo, pacato - sì forse troppo - insomma non si è mai lamentato. E io davo per scontato (sbagliato, mai dare nulla per scontato!) che a lui andasse pure bene, in fondo il mio pacchetto include tutto. All Inclusive, si dice così, no?
Io provavo a dargli tutto, magari davo a Zampesecche solo il peggio, o tutto il meglio che è solo difficile da cogliere, forse impossibile. Chi lo sa?

La mia sincerità, ad esempio, a lui ha sempre fatto troppo male. Lo so.
Ferisco persino me stessa a forza di essere troppo sincera.

giovedì 19 febbraio 2015

Il Volo della lirica pop e la libertà di essere 'diversi'

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Sogno un Festival di Sanremo con Mia Martini che canta La Nevicata del ’56 e mi devo accontentare di Grignani che, raso al suolo il guardrail in stato di ebbrezza (i tempi dell’aiuola sono svaniti assieme alla giovinezza), si ritrova a presentare una canzone dedicata ai mille sogni infranti, tagliamoci le vene per lungo che sarà sicuramente tutto più bello e romantico. Ok, ma non importa, perché #SanremoSonoIo ma lo sono un po’ tutti e a tutti s’ha da lasciare spazio, vista la democratica bellezza della musica. Certo è che a prescindere da Biggio e Mandelli con la loro canzoncina alla Cochi e Renato su quanto la vita sia un inferno e quella sull’apotropatica identità della coscienza iconoclasta (eh vabè ora voglio vedere se voi sapete cosa #Kutso sia la coscienza iconoclasta) intonata dal tono fumacchioso e appicicaticcio di Platinette e Grazia Di Michele, a me questo #Sanremo2015 è piaciuto nonostante l’incedere moralisticamente vintage. 

martedì 17 febbraio 2015

#SanremoSonoIo

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Tutti parlano di Sanremo. Sull’autobus, per strada, al telefono con la mamma o con il fidanzato, su facebook, twitter… Un mio amico ha pubblicato addirittura un selfie su Instagram con l’hashtag Sanremo sono io: dietro il suo faccione sorridente e soddisfatto (maddeche?) s’intravede la televisione sintonizzata su Rai1, il solito Carlo Conti abbrustolito con accanto due che un tempo facevano le cantanti. O forse no. Valletta, cantante, letterina, ministra… d’altronde sono mestieri simili, intercambiabili, no? Tutto fa curriculum.

A proposito di lavoro, io sono un’aspirante segretaria di redazione in una piccola rivista locale: aspirante perché mi fanno passare l’aspirapolvere per tutto l’ufficio (la donna delle pulizie non riceveva mai lo stipendio così s’è licenziata) e poi faccio tutto quello che gli altri non vogliono fare. Le fotocopie, le telefonate, il caffè e gli articoli scomodi, naturalmente. Questa settimana mi è toccata la recensione di Cinquanta sfumature di grigio, sì proprio quella roba che m’ha scatenato l’esaurimento. In realtà ho accettato solo perché il capo mi ha permesso di firmare con il mio nome, Bellatrix Lestrange. «Ma sì», ha detto «in fin dei conti potrebbe pure scriverla Topolino! O Arisa, per quello che m’importa».

E così, sono uscita dalla redazione, bloc-notes e matita alla mano, un’aria battagliera stampata sulla faccia e mi sono diretta al cinema. 


lunedì 9 febbraio 2015

Cracco e il frustino

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Questa notte non ho chiuso occhio convinta che Carlo Cracco sia destinato ad essere l’uomo della mia vita. Perché quando un cuoco rude chiede ad una donna che sogna di stare in cucina con lui cosa sogni di fare in quel luogo fatato, allora o c’è qualcosa che non va o lui è proprio l’uomo della tua vita.

Immaginate, tra i gattini miagolanti stampati sulle graziose porcellane appese alle mura rosa pastello: frustini per montare la panna, per sbattere le uova, mattarelli (non Mattarella, perché senno sai l’ansia di tutti i monologhi di inizio giornata e la burocrazia da compilare per mettere il lievito nelle focaccine di Carnevale), spaghi per il bondage del cappone, pentole piene d’acqua bollente fino all’orlo e tavole cosparse di farina di fecola. La farina.